"NEL FLUXUS FEMMINILE DI BONOTTO"

Il Sole 24 Ore. 2 Dicembre 2012

AUDIOGUIDA

di Antonia Bordignon.


"Abbiamo deciso di festeggiare i 50 anni di Fluxus dedicando la mostra a un gruppo femminile straordinario che ha dato prestigio alle donne e rotto certi tabù prima della grande ondata femminista." Con soddisfazione Luigi Bonotto 72 anni ben portati, "imprenditore e frequentatore di artisti", come lui si definisce, mi guida attraverso le sale di Palazzo Magnani (Reggio Emilia) dov'è allestita "Women in Fluxus & Other Experimental Tales". Ricordando alcune performance come "Cut Piece" (1964) di Yoko Ono; "Vagina Painting" (1965) di Shigeco Kubota, o l'esecuzione di "Opera Sextronique" (1967) di Charlotte Moorman. Parla con semplicità Luigi Bonotto, fondatore nel 1972, del Lanificio Bonotto Spa a Molvena, provincia di Vicenza, paese di 2.500 abitanti nel nord-est italiano, lo stesso indirizzo di altri due talenti imprenditoriali come Renzo Rosso e Lino Dainese.

Non c'è traccia di presunzione nella voce mite, anche se qualche ragione potrebbe averla: in 40 anni, oltre a un'azienda di successo, ha creato anche una delle più importanti collezioni mondiali di Fluxus, avanguardia artistica lanciata nel 1962 dal lituano-newyorkese George Maciunas al festival di Wiesbaden con un gruppo di amici musicisti, creativi e performer – tutti ispirati da John Cage – all'insegna di "tutto è arte e tutti possono farne". Il movimento include personaggi come Dick Higgings, Nam June Paik, Ben Patterson, George Brecht, Van Vautier, Jo Jones, Al Hansen, Philip Corner, Joseph Beuys; gli italiani Giuseppe Chiari, Gianni Emilio Simonetti e varie donne, Yoko Ono, Charlotte Moorman, Shigeko Kubota, Takako Saito, Mieko Shiomi, ALison Knowles. Tutti artisti che Bonotto ha collezionato, ospitato a casa sua, trattato come amici. Per "puro piacere", senza pensare al ritorno economico."Se avessi voluto fare investimenti avrei dovuto comprare case e terreni", sorride il collezionista. "L'arte ha avuto sempre un ruolo fondamentale nella mia vita. Gli artisti mi trasmettevano libertà di pensiero e la capacità di mettersi ogni giorno in discussione, che io applicavo poi al mio lavoro."

La collezione è nata e cresciuta perché queste persone hanno iniziato a lasciargli le opere che producevano a casa sua o che portavano con sè quando andavano a trovarlo, compresa la documentazione: depliant, manifesti, scritti dei loro lavori (announcement ) e di quelli di altri amici, cataloghi, video. I quadri sono l'aspetto meno importante. "Non ho mai acquistato opere per venderle. Al massimo ho fatto degli scambi". Come quel lavoro di Marchel Duchamp, artista che ha conosciuto a un torneo di scacchi a Milano, ceduto per coltivare Fluxus. La sua passione col tempo si è trasformata in una missione.

Luigi era un ragazzo con ambizioni artistiche, pensava di insegnare. Ma suo padre, un produttore di cappelli di paglia che poi vendeva a Parigi, Londra e New York, aveva capito che i cappelli non sarebbero bastati a coprire le esigenze della numerosa famiglia e lo spinse a darsi da fare. "Per fortuna sono andato a Valdagno all'Istituto Tecnico statale Vittorio Emanuele Marzotto che negli anni '60 era il centro del mercato tessile e, grazie al Premio Marzotto, anche luogo di attrazione per gli artisti. Qui ho conosciuto Burri, Fontana, Christo e ha iniziato a collezionare arte astratta. La conversione a Fluxus è avvenuta a metà anni '70 grazie all'incontro con Francesco Conz, imprenditore e mecenate di Asolo, e Rosanna Chiessi, gallerista e fondatrice (nel 1971) della casa editrice Pari&Dispari. Dopo un illuminante incontro a Düsseldorf nel 1969 con Beuys, la Chiessi trasforma la sua casa di Cavriago (Reggio Emilia) in un cenacolo di artisti. Philip Corner si è addirittura trasferito a vivere nella città emiliana.

A metà anni '80, che sono anche anni del decollo della sua azienda, Bonotto prende il testimone della Chiessi. Inizia a ospitare gli artisti e trasforma il piccolo borgo veneto in un centro internazionale Fluxus: nel 1995 Milan Knizak realizza il suo "Bonotto's history in Mimicry" e Dick Higgings il "Portrait of Luigi Bonotto", manifesto dell'arte intermediale; nel 2007 Yoko Ono tiene una personale a Treviso seguita nel 2009 dal'evento "Dream". Solo per citare alcune iniziative.

Luigi lascia il timone dell'azienda ai due figli e negli ultimi dieci anni si dedica al suo giocattolo: l'amata collezione composta da 12.000 pezzi, di circa 80 artisti Fluxus e 120 poeti visivi. L'ha catalogata, archiviata e ora digitalizzato con l'intento di renderla con l'intento di renderla fruibile al mondo. Nel 2006, previo conferimento della collezione, è nato Archivio Bonotto, l'ultimo sogno di Luigi. Idea ambiziosa, visionaria: trasformare l'ex macello di Bassano del Grappa, edificio di archeologia industriale dell' ottocento, sito vicino a Ponte degli Alpini, in un centro per l'arte, creando una rete in grado di attirare creativi da tutto il mondo, in linea con la sua filosofia di vita, perché "solo puntando sulla creatività il nostro territorio potrà sopravvivere."

Nonostante gli studi di fattibilità e di supporto di sponsor come Renzo Rosso, che aveva messo sul tavolo 3 milioni di euro, dai politici locali non è arrivata alcuna risposta e il progetto è sfumato. Archivio Bonotto resta solo una grande collezione che Luigi ha messo tutta online e che ha presentato ufficialmente al pubblico proprio a Reggio Emilia. "Luigi, non smettere di sognare" gli direbbe la sua amica Yoko Ono.

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Pubblicato da Abscondita In collaborazione con Fondazione Bonotto

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