"Bonotto e una vita nel Fluxus"

Il Giornale di Vicenza. 27 Novembre 2012

AUDIOGUIDA

IL PERSONAGGIO. Da 30 anni il mecenate ha riempito abitazione e azienda di arte neo-Dada che compie mezzo secolo. A Reggio Emilia la mostra sulle donne del movimento di Cage e Maciunas nasce su opere raccolte dall'imprenditore bassanese

di Floriana Donati

“Tutto è arte” è scritto sul sacchetto di carta che Luigi Bonotto, produttore bassanese del tessuto ad alta qualità, esibisce sornione come cappello mentre illustra tra le sale di palazzo Magnani a Reggio Emilia il meglio della sua ingente collezione di arte Fluxus, tra le più complete in Italia, protagonista della mostra “Women in Fluxus & Other Experimental Tales. Eventi, partiture, performances” (curata da Elena Zanichelli), insieme ai prestiti dell'Archivio Pari&Dispari di Rosanna Chiessi, editore e organizzatrice di eventi fluxus ancora nella memoria della gente di Cavriago. Bonotto è serissimo – complice il sorriso della moglie Graziella – nel segnalare, tra le 250 opere in mostra, introdotte dal Manifesto Fluxus di George Maciunas e dal suono/scrittura minimalista di John Cage, padri fondatori di questo “non movimento” neo-dada in festa per i suoi 50 anni, le donne artiste. Impegnate dagli anni Sessanta non solo ad abbattere le barriere tra flusso della vita quotidiana e creazione artistica, come i colleghi maschi qui presenti, ma protagoniste “in movimento” di una rivoluzione del ruolo e dell'immagine femminile nell'arte: il gruppo delle giapponesi con Yoko Ono in testa («è una vera artista» la difende Bonotto dalle ricorrenti dicerie) e le statunitensi. Nessuna italiana: Simone Forti, pur nata a Firenze, fu di fatto attiva al Judson Dance Theater di New York. Nelle identità e intimità femminili ostentate dai corpi nudi di Carolee Schneemann e Shigeko Kubota esplode la cruda e “scandalosa” verità femminile: corpi scriventi in senso linguistico e performativo, non più raccontati da altri, non più oggetto violato ma soggetto che genera l'opera, autonomo nel decidere cosa mettere in evidenza.

È dagli anni Ottanta che Luigi Bonotto si è lasciato beatamente trascinare, ma ben cosciente, dal flusso di questa corrente artistica, riempiendo la sua casa di Bassano con le opere di artisti conosciuti in tutto il mondo fino a contagiare i processi produttivi della sua azienda di Molvena con la stessa “logica morbida, fluttuante, flessibile” di una ”fabbrica lenta” che antepone la creatività alla frenesia del business: disegni, libri, video, foto di performances, dischi, poetici assemblaggi di oggetti vari e, unica in tal senso, una copiosa documentazione cartacea ora in mostra. Sono opere per lo più minute eppure di speciale attrattiva, da guardare ma spesso anche da toccare in un fai-da-te antidoto alla mercificazione dell'arte: i Poemi Spaziali glocal di Mieko Shiomi, le performances di Alison Knowles, le azioni di strada di Charlotte Moorman, di Kate Millet, le Skywatch ladders di Yoko Ono autrice inoltre del progetto Dream edito per l'occasione, in 500 copie numerate, da Flauner&Dust (marchio della vicentina Agenzia del Contemporaneo) e Archivio Bonotto. C'è pure il cappello di paglia di papà Giovanni, già maestro artigiano cappellaio a Marostica, che Takako Saito ha trasformato in un'opera d'arte ready made, giocoso tributo al dna imprenditoriale di famiglia.

Niente pittura né scultura ma arte a 360 gradi, crocevia tra linguaggi e forme creative diversi. In stile filosofia Fluxus: il quotidiano è l'origine dell'opera d'arte. Fuori dai musei e dai cenacoli, dove arte e vita coincidono in una rivoluzione fluttuante. Con una buona dose di ironia, sguardo divergente, sperimentazione, provocazione e divertimento. Basta cliccare online (www.archiviobonotto.org): 10 mila oggetti per un totale di circa 400 ore di visione. Virtuale, per ora, visto che il progetto dell'architetto Chipperfield di una sede-museo bassanese sulle rive del Brenta è naufragato nel silenzio (delle istituzioni). Reali sono invece le opere di due artisti fluxus della sperimentazione musicale-visiva, Giuseppe Chiari e Gianni Emilio Simonetti, prestate alla mostra “Novecento Italiano” che è in corso al Museo Civico di Bassano (fino al 20 gennaio con opere di Balla, Boccioni, Severini, Carrà, De Pisis, Casorati, Burri, Rotella, De Chirico, Tosi, Wildt, Fontana, Ligabue, Guttuso, Morandi, Manzù, Martini, Santomaso, Schifano, Tancredi... e molti altri). La mostra a Palazzo Magnani di Reggio Emilia è invece aperta fino al 10 febbraio.

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